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L'incontro all'Università di Bologna
con Pierluigi Strippoli
III e IV Liceo dialogano con il Professore
di Biologia applicata
«… Per quanto siamo tentati dalla nostra somiglianza, nessuno può attraversare il confine tra questa e l’identità... non possiamo scambiarci il nostro io. Alla fine, siamo nati per essere una certa persona, e a questo non sfuggiamo». Le parole di Lawrance Wright danno una prospettiva, quella per cui di frequente i due Licei del Collegio della Guastalla propongono di incontrare Pierluigi Strippoli, professore associato di Biologia applicata presso il Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell’Università di Bologna. Per questo, i ragazzi delle classi terze e quarte lo scorso 23 novembre sono stati nella città emiliana, potendo così dialogare a lungo con il docente, noto per i suoi studi sulla trisomia 21.
«Se dovessi trovare la cura per questa anomalia genomica, allora questo porterebbe a scoprire una cura per tutte le altre malattie genetiche. I miei pazienti mi stanno aspettando… Troveremo, è impossibile non trovare. E’ uno sforzo intellettuale molto meno difficile che mandare un uomo sulla luna». Strippoli ha raccontato di come molto dei suoi studi sia stato mosso, in partenza, dall’incontro con Lejeune come uomo e scienziato, e di come da lì sia partita la decisione di scommettere su un argomento di ricerca che non era seguito da nessuno. Questo input è quello che ancora oggi lo sostiene nel suo lavoro, in un momento storico in cui, non di rado, a fronte di diagnosi di trisomia 21 una coppia opta per l’aborto. Agli studenti e alle studentesse del Guastalla, Strippoli ha raccontato del lavoro di ricerca svolto per la cura della disabilità intellettiva associata a tale trisomia.
Colpisce, dalle sue parole, la piena sintonia tra conoscere e curare, un legame che in un Liceo che propone studi scientifici è fondamentale non dimenticare: lo studio fine a sé stesso non può mai bastare, ma occorre sempre che esso abbia una sua applicazione volta ad amare di più la vita, la cura, i pazienti. Come scriveva Lejeune: «Difendere ogni paziente, prendersi cura d’ogni uomo, implica che ciascuno di noi debba essere considerato unico e insostituibile».